Le aie erano degli ampi spazi liberi adibiti alle operazioni della trebbiatura, nelle prossimità dei paesi e delle masserie. Avevano dimensioni e forme diverse, quadrate, rettangolari, più spesso circolari le più modeste, dapprima in terra battuta in seguito selciate con pietre dure, talvolta delimitate da una cordonatura di pietra, ed erano collocate su terreno lievemente elevato e ben esposto, privo di alberi e di costruzioni che fossero di impedimento al vento.
Avvicinandosi il periodo della mietitura, esse erano accuratamente spazzate e bonificate, riviste le basole della pavimentazione. La trebbiatura consisteva in un complesso di operazioni che coinvolgevano, uomini, animali e lo stesso ambiente con lo scopo fondamentale di separare i chicchi di grano dalla spighe. Dopo la raccolta le spighe venivano trasportate e sparse nell’aia posta in un pianoro ventoso, dove coppie di muli con il calpestio “ pisata “ dei loro zoccoli battevano le spighe: “cacciata” facendo uscire i chicchi dalle spighe. Per le grida, gli incitamenti, le bevute, le preghiere e i mottetti recitati dai pisaturi, per il forte coinvolgimento del gruppo familiare, la pisata possedeva il carattere di un’attesa festa agreste.
L’aia è stata interamente recuperata, il terreno battuto è stato rivestito di basole come prevedeva la tradizione e i muretti a secco di delimitazione dell’area stessa, ripristinati. Oggi vogliamo riutilizzare questa caratteristica zona per i banchetti e le feste per ricordare il clima conviviale e di condivisione che anticamente si creava attorno alla tavola comune alla fine della giornata, mangiando e bevendo tutti insieme.